Giovani Europeisti

Giovani Europeisti

venerdì 18 luglio 2014

Domande aperte, sul Volo Mh17



È da Amsterdam che si parte. 283 passeggeri decollano, chi per raggiungere spiagge esotiche chi per tornare a casa, sorvolando i 10.200 km che li separano dalla capitale malese. Poco prima della partenza un passeggero (Cor Pan) pubblica la foto del Boeing 777 della Malaysia Airlines, seguita dalla frase “Se dovesse sparire, ecco com’è fatto”. Frase scaramantica che richiama allo scorso 8 maggio, quando un altro volo della stessa compagnia aerea - il Boeing 370 – scompare nel nulla. D'altronde, chi si sarebbe aspettato un’altra tragedia in poco più di quattro mesi?
  Il velo misterioso si ripresenta, come nella precedente disgrazia, ma a non quadrare non sono questa volta le dinamiche, ma la colpa. Un missile, di gittata superiore ai 10.000 metri, colpisce il velivolo che viaggiava a questa soglia, considerata di sicurezza. Quello che ne resta sono le centinaia di pezzi carbonizzati, i corpi, e i passaporti insanguinati che giacciono nei pressi di Donetsk, la città che dal maggio scorso si è dichiarata Repubblica Popolare indipendente. Quella che era iniziata come una rivolta nei confronti del premier Viktor Yanukovych, è diventata una guerra civile, e come tale, colpisce soprattutto i disarmati, in questo caso estranei dal punto di vista nazionale agli scontri.
  Un pingpong di accuse è iniziato subito dopo l’accaduto. Gli ucraini accusano i separatisti filorussi, questi a loro volta respingono le accuse al mittente con gli interessi. In Russia parlano di mancato attentato al Presidente Putin - in rientro dall’incontro dei Brics a Fortaleza – su un aereo simile, come lo era la rotta che percorreva. Questa ipotesi rimanderebbe a quella formulata in occasione della strage di Ustica, dove una delle tante ricostruzioni parla di un attentato a Gheddafi.
  
  L’articolo che apre il sito del giornale francese Le Monde ha come titolo “I separatisti avevano davvero i mezzi per distruggere il volo Mh 17?”. La domanda è cruciale. I missili da loro utilizzati, procurati dalla Russia, sono infatti di gittata minore ai 10.000 metri. I missili necessari per raggiungere quest’altezza sono i “missili terra-aria” del tipo “Buk”, in dotazione all’esercito ucraino, forniti però dalla Russia stessa. L’esercito filorusso non avrebbe avuto difficoltà a procurarsene segretamente.
  



  I dati ci comunicano che lo stesso aereo, compiendo lo stesso tragitto, non aveva mai sorvolato l’Ucraina orientale (teatro degli scontri) dal 6 luglio. La zona era stata dichiarata sicura, ma Kiev aveva sconsigliato di volare a basse quote. Alitalia, seguita oggi da altre compagnie come la Air France e Lufthansa, aveva preferito evitare quell’area. Ma ancora più strano è il fatto che il volo è sparito dai radar prima di raggiungere le zone del combattimento.
  Troppe domande. Nessuna risposta.
  La telefonata di Barack Obama e Vladimir Putin, già programmata, riassume il clima che ci accompagna. Freddo. I due leader hanno discusso delle sanzioni appena imposte alla Russia dagli USA e dell’Ucraina. Putin ha inoltre negato ogni responsabilità riguardo all’aereo abbattuto, comunicando al Presidente americano le informazioni arrivategli dalla milizia della Novo Rossyja, incaricate delle operazioni di recupero.
 
  Intanto Catherine Ashton, l’Alto Rappresentante uscente, richiede una ”indagine internazionale”, attraverso la quale chiarire le circostanze della tragedia.

Il Consiglio degli esteri, formato dai segretari di stato dei 28, ne discuterà martedì 22 luglio, quando stabilirà le sanzioni alla Russia riguardanti la crisi Ucraina. Sarà un’occasione per Federica Mogherini per dimostrare la sua preparazione e le sue competenze, ma lo sarà soprattutto per l’Europa, che deve mostrare la sua capacità di agire come una, e non come ventotto.

Gabriele Bortolotti

Nessun commento:

Posta un commento