Giovani Europeisti

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martedì 9 settembre 2014

Intervista a Sergio Cofferati


1. Lei è al secondo mandato al Parlamento Europeo, cos’è cambiato e cosa ritrova?

Credo che molto sia cambiato nella situazione politica italiana ed europea e che il panorama che il Parlamento Europeo presenta al suo interno sia più complesso e variegato, ma ritengo anche che l’elemento centrale resti lo stesso: la crisi economica e le proposte e le possibili strade per il suo superamento. Questa è la principale sfida che abbiamo di fronte. I governi conservatori hanno finora scelto una strategia sbagliata, quella della austerità, ed hanno ignorato le soluzioni che il Parlamento Europeo aveva proposto a larghissima maggioranza nella relazione della Commissione speciale sulla crisi, in cui avevo lavorato come coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e dei Democratici.
Il Parlamento Europeo, unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini europei, ed in particolare la sua componente europeista e progressista, dovrà assumere un ruolo e un’iniziativa più forti per garantire che l’Unione Europea imbocchi al più presto la strada di ambiziose politiche di investimento e di una maggiore integrazione che sia centrata sui cittadini europei, nei loro diritti, che vanno difesi e rafforzati, e nelle loro condizioni materiali, che sono peggiorate in maniera crescente e sempre più preoccupante in questi anni di crisi economica.

2. Da impiegato della Pirelli a Segretario Generale della CGIL, da Sindaco di Bologna a Eurodeputato. Che cosa ha imparato grazie a queste esperienze e cosa porta al PE?

Credo che le mie esperienze passate, di lavoratore in Pirelli, di sindacalista, di sindaco, per arrivare infine alla prima legislatura da parlamentare europeo, abbiano rappresentato, ognuna in maniera diversa e particolare, momenti molto importanti e formativi per me, oltre ad avermi dato in molti casi la straordinaria opportunità di mettermi al servizio delle persone che rappresentavo, per cercare di migliorarne la situazione.
Oggi, da parlamentare europeo, ho la possibilità di affrontare da un’altra prospettiva temi fondamentali con cui mi confrontavo già “nelle mie vite precedenti” e rispetto ai quali posso in questo modo continuare a dare un contributo. Penso per esempio ai temi della responsabilità sociale di impresa e degli appalti pubblici e delle concessioni, di cui mi sono occupato intensamente anche come parlamentare europeo, continuando a proporre la visione di uno sviluppo economico che sia basato sulla qualità, sull’innovazione e sulla conoscenza e non sul contenimento dei costi derivante dalla compressione dei diritti e delle condizioni dei lavoratori. Continuando a proporre un modello di sviluppo nel contesto del quale le imprese considerino politiche avanzate di  responsabilità sociale e ambientale come una necessità e come un fattore di competitività.

3. Il Partito Democratico è il primo partito del PSE, è iniziato il Semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, quali sono le responsabilità e le nuove priorità?

La più urgente priorità è di natura economica: l’Unione Europea deve cambiare rotta ed abbandonare le politiche di austerità perseguite finora dai governi conservatori, che ci hanno allontanato dal superamento della crisi economica. Si devono mettere in campo al più presto politiche keynesiane di investimento che stimolino la crescita e creino nuovi posti di lavoro. Per questo non bisogna soltanto sviluppare un ambizioso e lungimirante piano di investimenti pubblici a livello europeo in settori chiave (come la ricerca e lo sviluppo, le infrastrutture, le telecomunicazioni…), ma è anche necessario superare le regole del patto di stabilità e scorporare, tramite l’introduzione della cosiddetta “golden rule”, gli investimenti produttivi dal conteggio del deficit, rendendo cosi possibili anche a livello nazionale le politiche anticicliche fondamentali per il superamento della crisi.

4. Il nuovo Parlamento europeo è caratterizzato anche dalla presenza massiccia (140 seggi) di eurodeputati euroscettici. Pensa che possa essere un ostacolo o un’occasione per un dialogo destra-sinistra?

Credo che il loro successo in diversi paesi sia un segnale molto preoccupante della sfiducia crescente che si è sviluppata nei confronti delle istituzioni europee. Non credo che la loro accresciuta presenza porterà delle conseguenze positive al lavoro del Parlamento Europeo, penso infatti che saranno semplicemente alla continua ricerca di occasioni di visibilità senza impegnarsi nella costruzione quotidiana, e anche faticosa, di soluzioni e passi avanti che siano utili ai cittadini europei. Almeno, questo è stato il loro atteggiamento nell’ultima legislatura e nella prima fase della nuova. Certo mi auguro di sbagliarmi e che il loro comportamento sarà diverso ma, francamente, non me lo aspetto.
In generale la loro presenza rappresenta anche una sfida per i partiti europeisti: dobbiamo dare al più presto risposte ambiziose e positive alla situazione di disagio di un numero crescente di cittadini, l’Unione Europea deve tornare ad essere un’occasione ed un attore di progresso e di miglioramento dei diritti e delle condizioni di vita delle persone.

5. Pensa che la realizzazione della città metropolitana per Bologna sia la scelta giusta?

Credo che quella della città metropolitana sia una scelta giusta, come avevo sostenuto già all'epoca della mia esperienza come sindaco di Bologna. Credo che sia la strada da imboccare e che la sua realizzazione sia una importante opportunità per il territorio.

6. Cosa consiglia ai giovani che, come lei, si appassionano alla politica e vorrebbero seguire le sue orme?

Consiglierei anzitutto di interessarsi e di inserirsi progressivamente nel discorso politico europeo. Sempre più decisioni politiche vengono prese al livello delle istituzioni comunitarie, ma la consapevolezza di questo fenomeno è ancora poco sviluppata, anche a causa di un sistema di informazione che dà troppa poca attenzione alle dinamiche decisionali della UE. I giovani che si interessano di politica devono a mio avviso partire da questa sfida e da questa opportunità, quella di vivere e far vivere un discorso politico davvero europeo.

Un secondo consiglio che vorrei poi dare è quello di fare, se possibile nel corso dei percorsi formativi o professionali, delle esperienze di studio o di lavoro all'estero. Tali esperienze infatti non sono importanti soltanto dal punto di vista curricolare, ma anche e soprattutto perché ci permettono di confrontarci con situazioni e persone diverse e ci permettono pertanto di crescere, a livello personale e professionale, di allargare i nostri orizzonti e di migliorare il nostro approccio ai problemi.

Intervista a cura di
Gabriele Botolotti

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