Giovani Europeisti

Giovani Europeisti

martedì 3 giugno 2014

L'Ascesa Giovanile


  L’Economia mondiale sta zoppicando verso la strada della ripresa dopo anni difficili e torridi. Nonostante ciò, in Europa l’immagine è tutt’altro che positiva. La disoccupazione rimane altissima (nel 2013 tocca le percentuali del 26% e 27% rispettivamente in Spagna e in Grecia), l’austerità, combinata a una politica sempre meno risolutrice ci ha regalato dati inimmaginabili: 120 milioni di europei rischiano la povertà, un terzo di essi non ha abbastanza cibo. Sono dati che fanno tornare indietro lo sguardo del lettore, speranzoso di aver frainteso. A pubblicarli è stata la “Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa” (https://www.ifrc.org/en/) che, nelle sessantotto pagine del suo ultimo rapporto sulla crisi sociale in Europa, dice che mentre tutti gli altri continenti riducono con successo la povertà, l’Europa l’aumenta.

  Nessun altro gruppo demografico è stato colpito quando lo sono stati i giovani, che devono affrontare livelli altissimi di disoccupazione, un futuro incerto e un sistema sociale che sta adottando la crisi come uno standard. Il rischio che corriamo è quello di accettare la caduta, abituarci a essa, e ascoltare gioiosi chi ci dirà che questo brutto momento è finito.
  I giovani sono sempre più convinti che le politiche governative non hanno trovato, né troveranno le risposte. Che non comprendono neanche le domande, e che nulla si può fare. È questo che allontana le persone dalla Politica. Quell’Azione, Professione, Arte che sempre più diventa un ermetico codice burocratico, perde di vista il fine pensando solo al mezzo.

  Dove sono finite le aspirazioni? Quanti, ancora, chiedono ai bambini cosa vorranno fare da grandi?  Le volontà diventano astratte aspirazioni, e le aspirazioni diventano sogni. Tutto scala a vantaggio della rassegnazione, del corso del tempo.

  È risaputo che la strada verso il lavoro è tutta in salita. Barriere legali e burocratiche aumentano la ripidità mentre i titoli di studio valgono sempre meno. Un agglomerato di fattori negativi rischia di modellarci nel DNA, stiamo diventando inermi, completamente avversi al rischio.
 La paura del fallimento ci impedisce di tentare strade pericolose, facendoci perdere gli orizzonti migliori. Le ultime generazioni sono state incoraggiate a percorrere sentieri sicuri, avvertiti delle conseguenze negative, privati del loro senso d’orientamento e della loro creatività.
  L’Europa è stata lenta nell’incoraggiare la tendenza opposta. Giovani che hanno idee innovative si ritrovano spesso a non avere accesso a necessari finanziamenti e risorse, finendo per abbandonare i loro progetti.

Questo ci sta facendo perdere la possibilità di essere competitori mondiali a livello d’innovazione e d’imprenditorialità. I dati riguardanti altri colossi come USA, Giappone, India, Brasile, confermano questa tendenza.

“Rome wasn’t built in a day”, ma a cadere si fa sempre in tempo. Smettiamo di dare la colpa alle generazioni precedenti e pensiamo a recuperare la dignità e la forza, necessari a risollevare la situazione.

  Il primo passo sarà incoraggiare i giovani a muoversi, a cogliere nuove opportunità. Aumentiamo l’accesso a risorse non solo economiche, ma anche culturali, che puntino a collegare gli Stati europei e a permettere ai loro cittadini di confrontarsi, acquistando consapevolezza di se stessi e di quello che gli sta intorno. Abbiamo a disposizione un’Europa unita, che offre risorse in un numero maggiore rispetto alla somma di quelle che i suoi membri offrirebbero autonomamente.
  
  È tempo di cambiare idea di Europa. Di affezionarsi a essa a tal punto da non voler vedere alcuna imperfezione. È tempo di capire che per stare bene noi, devono stare bene altri ventisette paesi. È tempo di vedere quelle dodici stelle brillare di nuovo in cielo.

Gabriele Bortolotti

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