Intervista- Segretario di Stato agli affari
Europei, Sandro Gozi, 46 anni, difende il bilancio dei primi cento giorni di
Matteo Renzi, di cui è fedele aiutante. Delinea le priorità della Presidenza
italiana dell’Unione Euoropea, che inizierà il 1° luglio.
Roma
Secondo
lei, quali sono le riforme più importanti del Governo Renzi, in questi 100
giorni?
Ha ridotto il costo del lavoro e aumentato il
potere d’acquisto delle classi più modeste. Inoltre ha risposto alla forte
domanda di giustizia sociale che sorgeva nel paese. In particolare ha messo un
tetto di 240.000 euro agli stipendi dei manager pubblici, ha abolito 110
province italiane, tagliando 3000 funzionari. Ora dobbiamo diminuire la
fiscalità sul lavoro. Tutto questo prova che l’Italia può cambiare. E noi la
cambieremo.
Come
commentate l’esito degli scrutini elettorali europei in Francia?
Sono molto preoccupanti! Marine Le Pen è molto
pericolosa, estremista, nazionalista nel peggior senso del termine. Lei vuole
distruggere l’Europa e ristabilire le frontiere. Lei è l’esito di una serie di
scelte sbagliate che l’Europa ha fatto o di altre che non ha fatto. Io penso a
una politica di sviluppo, una politica estera, una politica dell’energia
comune. L’Europa è troppo presente nella vita quotidiana a causa di
un’iper-regolazione burocratica. È incredibile che imponga il modo di servire
l’olio d’oliva ai tavoli dei ristoranti, mentre i cittadini non la trovano là
dove si aspettano di trovarla. L’assenza di una politica europea forte e
intelligente è il migliore carburante per il motore dei populisti. Sulle
questioni transnazionali, come la crescita, la sicurezza, la lotta contro il
terrorismo e il riscaldamento globale, bisogna creare una vera Europa politica!
La Francia, in particolare, dovrà fare uno sforzo maggiore per raggiungerla.
Il PS
(Partito Socialista) francese ha delle responsabilità?
Non credo che sia stata una responsabilità
specifica del PS. Abbiamo tutti atteso troppo per costruire un’Europa che manca.
Abbiamo perso troppo tempo. La Francia deve, adesso, riconquistare la sua
posizione di avanguardia tra chi sogna un’Europa veramente politica.
Quali
sono le vostre priorità per la Presidenza dell’Unione Europea?
I Governi europei dovranno definire le grandi
priorità politiche della Commissione Europea riguardo alla prossima
legislatura, cosa mai fatta in precedenza. La Commissione avrà l’incarico di
realizzare queste priorità: politica di crescita, lotta contro la
disoccupazione, sviluppo a lungo termine e innovazione. Per realizzare questi
obiettivi abbiamo bisogno di strumenti finanziari nuovi. Mentre l’Europa si
concentra troppo spesso nella disciplina finanziaria, noi vorremmo portare
avanti l’economia reale, rendendo le politiche di controllo budgettario più
flessibili.
Angela
Merkel ha riaffermato a Bruxelles che non sarà messa in discussione una
modifica del patto finanziario…cosa proponete allora?
In questi ultimi anni la Commissione Europea
ha dato un’interpretazione estremamente restrittiva del patto finanziario.
Senza cambiarne le regole, si possono perseguire tre obiettivi. Prima di tutto,
si devono attivare degli strumenti finanziari che permettano di dare un effetto
di leva negli investimenti produttivi. Questo si può fare sbloccando nuove
risorse della Banca Europea per gli Investimenti (BEI).
Successivamente, bisogna aggiungere in un accordo chiaro in favore
dell’innovazione: il Mercato Unico Digitale è fondamentale. Farebbe crescere il
PIL europeo di 260 miliardi di euro. Permetterebbe di creare posti di lavoro,
di facilitare la produzione, di sviluppare il commercio e di indirizzarci alle
nuove generazioni.
Infine, l’Europa deve impegnarsi duramente nelle strategie di lotta
contro il cambiamento climatico, altro problema della politica industriale. Il
presidente della BCE Mario Draghi ha fatto guadagnare tempo all’Europa grazie
alle sue emissioni di liquidità e alle sue straordinarie operazioni sui
mercati. I Governi europei non se ne sono serviti! Il momento di utilizzare
queste utili risorse se n’è andato. Esiste in Europa una maggioranza di
cittadini che vuole confermare le idee e i progetti europei, ma in cambio di
politiche concrete. Non vogliono lo status quo. Noi abbiamo il dovere di dare
loro risposte concrete, immediate. È il momento di accelerare.
Sull’immigrazione,
come pensate di convincere l’Europa del Nord a essere più solidale?
L’assenza di una politica comune
sull’immigrazione e quella di un vero sistema d’asilo comune in Europa ha
condotto a concentrare sui paesi più generosi tutto il peso e i costi. Dobbiamo
stabilire degli standard minimi d’accoglienza. Da notare anche il fatto che non
esiste una politica di gestione delle frontiere comuni e dei flussi migratori.
Sono i paesi del Sud che pagano l’assenza dell’Europa in questo contesto. Ciò
non è più tollerabile.
Traduzione di Gabriele Bortolotti
Nessun commento:
Posta un commento