Giovani Europeisti

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sabato 28 giugno 2014

Intervista a Jacopo di Cocco


Venerdì 6 giugno, in occasione della cerimonia di inaugurazione della rotatoria Spinelli a Imola, abbiamo avuto l'onore e l'opportunità di intervistare e di confrontarci con Jacopo Di Cocco (Vicepresidente della Scuola di Economia, Management e Statistica — Università di Bologna - Grande Federalista - Amico di Altiero Spinelli).

Lei ha parlato di “capire l’altro”, lei pensa che questo insegnamento di Altiero Spinelli si possa applicare anche alle forze antieuropa che contraddicono completamente il messaggio europeo?

Capire l’altro non significa dargli ragione, ma capire perché, per esempio, questi trovano consensi. Sono dei nazionalisti e quindi ritengono che la patria e la sovranità siano essenziali, non sono elementi ritenuti da loro condivisibili. Un esempio attuale è Marine Le Pen. Altri sono opposizioni di chi crede di poter tutelare meglio i propri interessi attraverso la chiusura. Bisogna riuscire a ottenere un confronto da una parte, ma dall’altra capire dove la politica europea ha sbagliato, perché non è infallibile.
  Altiero Spinelli, che era laico (non era neanche battezzato), durante il suo periodo di confino e di prigionia si era letto spesso le Sacre Scritture, in particolare San Paolo. Una volta, a un congresso del Movimento Federalista, lo definì un rivoluzionario. Ci ha dato per primo l’insegnamento del parlare in modo che l’altro capisca. Bisogna fare come disse un pensatore ancora più antico di San Paolo, “parlare greco con i greci e aramaico con gli ebrei”. Usare correttamente il linguaggio ha una grandissima importanza. Adesso molti statisti pensano di risolvere i problemi attraverso la libera sovranità, ma facendo questo perdono la loro autorità.
  Quando Gesù dice “amate i vostri nemici e pregate per loro” vuol dire capire quello che gli altri vogliono e offrire loro una soluzione. Questo è stato il grosso risultato del Manifesto di Ventotene e del secondo dopoguerra. Dopo la Prima Guerra Mondiale, la volontà di punire la Germania ha portato a un colpo durissimo alla Repubblica di Weimar, producendo un risultato negativo, l’ascesa di Hitler. L’Italia liberata, che aveva i tedeschi come nemici, cercavano una soluzione dove anche i tedeschi potessero avere uno spazio, e oggi la Germania di spazio ne ha molto. Ora anche i tedeschi devono capire che tutti hanno diritto ad avere uno spazio. Non ci si può chiudere perché il resto del mondo è in crescita.
  Spinelli fondò l’Istituto degli affari internzionali, che è ancora attivo, che ha partecipato a un convegno che si è svolto nei giorni scorsi in Sud Africa, sui problemi a livello globale. Una delle richieste che è emersa è quella di stabilire regole di collaborazione mondiale, perché il mondo è anarchico. Le istituzioni che sono presenti non hanno poteri. Quando si radunano i G8, G7, G20, è un salotto. Si riuniscono, il giorno dopo rientrano in patria, senza nessun vincolo. Bisogna trovare forme d’integrazione anche a livello globale.

I Giovani Europeisti, sono un gruppo studentesco che si impegna a parlare d’Europa, evitando che questa resti  solo un tema da campagna elettorale. Quanto è importante l’intervento dei giovani? Perché dovremmo mobilitarci? Cosa ci offre l’Europa?

È chiaro che il futuro è in mano ai giovani, anche per semplici ragioni biologiche. Però è importante che i giovani capiscano i motivi dell’integrazione, della collaborazione europea. Per far questo i giovani devono imparare a usare strumenti che in passato non c’erano, ma che rendono le cose indubbiamente più semplici. Internet è uno strumento potentissimo, ma il rischio è di credere che qualsiasi cosa ci sia dentro sia vera. Ci vuole intelligenza e spirito di critica e di selezione. Non è facile, sono necessari tempo e educazione. Quando è nata la stampa è si è rafforzato il problema dell’analisi filologica, e ci abbiamo messo un po’ a renderci conto della differenza delle false donazioni di Costantino da testi autentici. In internet è estremamente facile pubblicare, condividere e accedere. Questo oltre che una rivoluzione è anche, come ho già detto, un rischio, che ereditano proprio i giovani. L’obiettivo dei Giovani Europeisti è proprio quello di capire le ragioni dell’integrazione europea, di spiegarla e di confrontarsi con tutti. Bisogna accedere alle notizie, bisogna informarsi, osservare, studiare la teoria e capire cosa significa applicarla. Questo è un processo essenziale per la formazione dei giovani. I vecchi possono essere saggi. A volte non riescono più neanche a dare cattivi esempi…
  Io la prossima settimana sarò in Lussemburgo dove si parlerà appunto anche di questi punti interrogativi e altri. Per esempio è sorto un dibattito acceso sul nuovo sistema di contabilità nazionale, che prevede anche l’inclusione dell’economia criminale. Qualcuno, tra cui l’Economist, l’ha vista come una furbizia italiana. Non sono assolutamente vere queste accuse, perché il Sistema di Contabilità Nazionale è deciso su scala mondiale, questa regola era già stata applicata nel 1995, anche se poi non applicata. Ora abbiamo un nuovo sistema, approvato nel 2010 ma in vigore dall’anno scorso, che prevede proprio di comprendere l’economia criminale. Perché? Prevede contrabbando, prostituzione, lo spaccio di droga (non ciò che non è stabilito dalle parti, tipo rapine). È previsto perché in alcuni paesi, alcuni atti per noi criminosi sono leciti, poi per avere corrispondenze tra entrate e le uscite. Ma le vere novità sono quelle tipo la considerazione della ricerca come un investimento. L’educazione, dobbiamo considerarla come consumo o come investimento? L’economia sommersa, l’ISTAT la stima già.
  I giovani devono compiere uno sforzo per capire questa realtà. Trovare, inoltre, con tutti i giovani d’Europa, interessi comuni. Questo è quello che spero avvenga.

Intervista a cura di:
Gabriele Bortolotti 
con l'aiuto di :
Sarah Bianconcini
Lorenzo Tortorici

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