Venerdì 6 giugno, in occasione della cerimonia di inaugurazione della rotatoria Spinelli a Imola, abbiamo avuto l'onore e l'opportunità di intervistare e di confrontarci con Jacopo Di Cocco (Vicepresidente della Scuola di Economia, Management e Statistica — Università di Bologna - Grande Federalista - Amico di Altiero Spinelli).
Lei ha parlato di “capire l’altro”, lei pensa che
questo insegnamento di Altiero Spinelli si possa applicare anche alle forze antieuropa che contraddicono
completamente il messaggio europeo?
Capire l’altro non
significa dargli ragione, ma capire perché, per esempio, questi trovano
consensi. Sono dei nazionalisti e quindi ritengono che la patria e la sovranità
siano essenziali, non sono elementi ritenuti da loro condivisibili. Un esempio attuale
è Marine Le Pen. Altri sono opposizioni di chi crede di poter tutelare meglio i
propri interessi attraverso la chiusura. Bisogna riuscire a ottenere un
confronto da una parte, ma dall’altra capire dove la politica europea ha
sbagliato, perché non è infallibile.
Altiero Spinelli, che era laico (non era
neanche battezzato), durante il suo periodo di confino e di prigionia si era
letto spesso le Sacre Scritture, in particolare San Paolo. Una volta, a un
congresso del Movimento Federalista, lo definì un rivoluzionario. Ci ha dato
per primo l’insegnamento del parlare in modo che l’altro capisca. Bisogna fare
come disse un pensatore ancora più antico di San Paolo, “parlare greco con i greci e aramaico con gli ebrei”. Usare
correttamente il linguaggio ha una grandissima importanza. Adesso molti
statisti pensano di risolvere i problemi attraverso la libera sovranità, ma
facendo questo perdono la loro autorità.
Quando Gesù dice “amate i vostri nemici e pregate per loro” vuol dire capire quello
che gli altri vogliono e offrire loro una soluzione. Questo è stato il grosso risultato
del Manifesto di Ventotene e del secondo dopoguerra. Dopo la Prima Guerra
Mondiale, la volontà di punire la Germania ha portato a un colpo durissimo alla
Repubblica di Weimar, producendo un
risultato negativo, l’ascesa di Hitler. L’Italia liberata, che aveva i tedeschi
come nemici, cercavano una soluzione dove anche i tedeschi potessero avere uno
spazio, e oggi la Germania di spazio ne ha molto. Ora anche i tedeschi devono
capire che tutti hanno diritto ad avere uno spazio. Non ci si può chiudere perché
il resto del mondo è in crescita.
Spinelli fondò l’Istituto degli affari internzionali, che è ancora attivo, che ha partecipato a un
convegno che si è svolto nei giorni scorsi in Sud Africa, sui problemi a
livello globale. Una delle richieste che è emersa è quella di stabilire regole
di collaborazione mondiale, perché il mondo è anarchico. Le istituzioni che
sono presenti non hanno poteri. Quando si radunano i G8, G7, G20, è un salotto. Si riuniscono, il giorno dopo
rientrano in patria, senza nessun vincolo. Bisogna trovare forme d’integrazione
anche a livello globale.
I Giovani Europeisti,
sono un gruppo studentesco che si impegna a parlare d’Europa, evitando che
questa resti solo un tema da campagna
elettorale. Quanto è importante l’intervento dei giovani? Perché dovremmo
mobilitarci? Cosa ci offre l’Europa?
È chiaro che il
futuro è in mano ai giovani, anche per semplici ragioni biologiche. Però è
importante che i giovani capiscano i motivi dell’integrazione, della
collaborazione europea. Per far questo i giovani devono imparare a usare
strumenti che in passato non c’erano, ma che rendono le cose indubbiamente più
semplici. Internet è uno strumento potentissimo, ma il rischio è di credere che
qualsiasi cosa ci sia dentro sia vera. Ci vuole intelligenza e spirito di
critica e di selezione. Non è facile, sono necessari tempo e educazione. Quando
è nata la stampa è si è rafforzato il problema dell’analisi filologica, e ci
abbiamo messo un po’ a renderci conto della differenza delle false donazioni di
Costantino da testi autentici. In internet è estremamente facile pubblicare,
condividere e accedere. Questo oltre che una rivoluzione è anche, come ho già
detto, un rischio, che ereditano proprio i giovani. L’obiettivo dei Giovani
Europeisti è proprio quello di capire le ragioni dell’integrazione europea, di
spiegarla e di confrontarsi con tutti. Bisogna accedere alle notizie, bisogna
informarsi, osservare, studiare la teoria e capire cosa significa applicarla.
Questo è un processo essenziale per la formazione dei giovani. I vecchi possono essere saggi. A volte non
riescono più neanche a dare cattivi esempi…
Io la prossima settimana sarò in Lussemburgo
dove si parlerà appunto anche di questi punti interrogativi e altri. Per
esempio è sorto un dibattito acceso sul nuovo sistema di contabilità nazionale,
che prevede anche l’inclusione dell’economia criminale. Qualcuno, tra cui
l’Economist, l’ha vista come una furbizia italiana. Non sono assolutamente vere
queste accuse, perché il Sistema di Contabilità Nazionale è deciso su scala
mondiale, questa regola era già stata applicata nel 1995, anche se poi non
applicata. Ora abbiamo un nuovo sistema, approvato nel 2010 ma in vigore
dall’anno scorso, che prevede proprio di comprendere l’economia criminale.
Perché? Prevede contrabbando, prostituzione, lo spaccio di droga (non ciò che
non è stabilito dalle parti, tipo rapine). È previsto perché in alcuni paesi,
alcuni atti per noi criminosi sono leciti, poi per avere corrispondenze tra
entrate e le uscite. Ma le vere novità sono quelle tipo la considerazione della
ricerca come un investimento. L’educazione, dobbiamo considerarla come consumo
o come investimento? L’economia sommersa, l’ISTAT la stima già.
I giovani devono compiere uno sforzo per
capire questa realtà. Trovare, inoltre, con tutti i giovani d’Europa, interessi
comuni. Questo è quello che spero avvenga.
Intervista a cura di:
Gabriele Bortolotti
con l'aiuto di :
Sarah Bianconcini
Lorenzo Tortorici
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