Giovani Europeisti

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giovedì 26 giugno 2014

Intervista al Sindaco di Imola, Daniele Manca




1)  Il 6 giugno scorso ha dedicato la rotonda, che è anche porta d’accesso alla città, ad Altiero Spinelli. Che messaggio vuole dare a chi arriva a Imola? 

Un messaggio di apertura e di accoglienza. Siamo una terra che ha sempre privilegiato le relazioni, la nostra stessa posizione geografica, tra l’Emilia e la Romagna, è l’antidoto naturale alla chiusura e all’autoreferenzialità. Abbiamo naturalmente rapporti stretti con il nostro capoluogo, Bologna, ma anche con le province romagnole, cui ci legano affinità culturali e appartenenze storiche (la Diocesi di Imola è equamente divisa, ad esempio, tra le province di Bologna e Ravenna). Le nostre imprese più importanti esportano merci e tecnologie in tutto il mondo e intrattengono solide relazioni internazionali. Siamo una città europea e abbiamo voluto esprimerlo anche con questo gesto carico di significato, rendendo omaggio a una personalità che, con coraggio e lungimiranza, ha creduto in un’Europa libera e democratica perfino quando la Seconda Guerra Mondiale era in pieno svolgimento.



2)   Ha parlato di Imola come una città europea, da cosa dipende, oltre al fattore territoriale, l’appartenenza di una città all’Europa?

Imola si ritiene una città europea non solo per ragioni territoriali e geografiche, ma perché ha scelto di esserlo e ogni giorno lavora per esserlo. Innanzitutto condividiamo i valori che sono alla base dell’Unione europea: tra i fattori identitari della nostra comunità ci sono la cooperazione, l’integrazione, la solidarietà, l’idea di uno sviluppo sostenibile che guarda alla competitività ma vuole anche garantire a tutti (e non a pochi eletti) un’alta qualità della vita. Il nostro sistema di servizi alla persona (servizi per gli anziani, per l’infanzia, per le famiglie) è in linea con gli standard europei, il livello di occupazione femminile (pur nelle difficoltà degli ultimi anni) anche, non ci sono periferie perché si è sempre lavorato per l’inclusione sociale, a cominciare dall’integrazione scolastica degli studenti stranieri.

3)   La campagna elettorale per le elezioni europee si è aperta con la paura euroscettica, poi smentita dal risultato. Nonostante ciò i partiti anti-europa italiani hanno ottenuto più seggi rispetto al 2009 e l’astensionismo è aumentato di sette punti percentuali. Cosa, secondo Lei, ha reso l’esito italiano comunque una vittoria? 

Alle urne gli italiani hanno dimostrato di credere in un progetto di futuro, hanno privilegiato la speranza al disfattismo di chi gioca sulla paura per buttare tutto all’aria, senza costruire niente. Queste sono basi fondamentali per ripartire, per uscire da un periodo di crisi, ma anche di cambiamenti radicali, che producono opportunità da sfruttare per creare sviluppo e nuova occupazione. Con queste premesse, posso affermare che la vittoria non è stata di una parte, ma dell’Italia intera.

4)  Ha firmato l’appello del Movimento Federalista Europeo, e ha invitato altri sindaci a farlo. Perché, secondo lei, il Federalismo europeo rappresenterebbe una svolta e perché dovrebbe partire proprio dalle città?

Non è un caso che in prima fila a tenere aperto il dibattito sul federalismo, in questi anni, siano stati i Comuni e le loro associazioni di rappresentanza, a cominciare dall’Anci. E’ il momento di rimettere al centro le comunità e le buone pratiche che le esperienze amministrative più avanzate del nostro paese mettono quotidianamente in campo, la loro capacità innovativa nel cercare soluzioni che diano risposte ai cittadini, all’insegna dell’efficienza, dell’efficacia e del contenimento di risorse. E’ una ricetta valida per tutti, anche per la nuova Europa che vogliamo contribuire a costruire.


 5)  La sua carriera politica è iniziata prestissimo, all’età di 21 anni, eletto a consigliere comunale a Dozza. Che consigli dà ai giovani che, come lei, amano la politica e vorrebbero seguire le sue orme?

Il consiglio è quello di studiare, di prepararsi, di non avere paura della gavetta. La passione è importante, ma poi servono conoscenze e competenze, soprattutto se dall’impegno politico nascono anche opportunità all’interno delle istituzioni. Occorre inoltre saper ascoltare e avere sempre un atteggiamento di umiltà, per essere in grado di imparare sempre, anche dai propri errori.

Intervista a cura di:
Gabriele Bortolotti 
con l'aiuto di:
Sarah Bianconcini
Lorenzo Tortorici

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