Giovani Europeisti

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venerdì 30 maggio 2014

Europa tedesca o Germania europea?

Europa tedesca o Germania europea? Il famoso dilemma lanciato da Thomas Mann nel 1953 agli studenti dell’Università di Amburgo sembra oggi ripresentarsi. Per rispondere è importante analizzare la riunificazione tedesca, in quanto è stata protagonista nella formazione di quel sentimento d’orgoglio nazionale che oggi è proprio di tutto il paese.
  
  La Bundesrepublik Deutschland (BRD) ha prima esteso la sua egemonia sulla parte orientale e ha poi gestito autonomamente la riunificazione. La spesa per risollevare la Repubblica Democratica non fu trascurabile ma nonostante ciò non ne uscì indebolita, anzi sfruttò questo ostacolo come motore di sviluppo. Il problema non era però solamente economico, per riconciliare i due territori era infatti necessario preparare un piano che avrebbe limitato le differenze sociali e agevolato la formazione di un popolo unico e unito. La riunificazione avvenne “sotto il tetto europeo” il 3 ottobre 1990, solo ventiquattro anni fa.

  Tra gli anni 1949 e 1989, la Germania fu il pilastro centrale della struttura istituzionale comunitaria. Sostenuta dagli USA e stimolata dalla disfatta della Seconda Guerra Mondiale, perseguiva l'integrazione europea tramite diversi strumenti, come la consolidazione dell’unione franco-tedesca, il controllo della Commissione e, successivamente, del Parlamento Europeo. Questo cinquantennio fu anche l’apice della politica estera della Repubblica Federale tedesca, delle relazioni transatlantiche e dell'integrazione europea. Ma oggi la Germania è cresciuta, perciò quanto è europea oggi? Quanta integrazione è ancora politicamente gestibile in Germania?

  Berlino ha modellato il sistema europeo adattandolo alle sue politiche e ai suoi bisogni. Allo stesso tempo però, garantiva uno sviluppo e un allargamento dell'UE che sarebbero avvenuti di pari passo. Nel fare questo, la Germania era ritenuta l'unico grande paese europeo integrazionista e quindi, il muro portante della Comunità Europea. Gli interessi tedeschi ed europei coincidevano.

  Oggi la Germania difende esplicitamente i suoi interessi nazionali in Europa. Il popolo tedesco ha smarrito l’entusiasmo per l’integrazione europea. Il sistema politico si disegna come frammentato e parzialmente attraversato da movimenti populisti. Berlino ha perso la sua capacità di comunicare con gli altri Stati europei che non si fidano più delle sue promesse e rigettano la politica tedesca, temendo la nascita di una Germania nazionalista. La percezione in quasi tutta l’Europa è che la Germania ragioni da sola, avulsa dalla realtà comunitaria in cui è calata, ostacolando le politiche europee comuni.

  I tedeschi di oggi sono abbastanza realisti da dubitare che si possa mettere il loro paese semplicemente al servizio di una “identità europea” che non si è saputa o voluta costruire. La crisi attuale che riguarda il ruolo della Germania è tutta qui. I tedeschi non sono convinti che l’attuale UE abbia in sé le potenzialità per evolversi nei famosi “Stati Uniti d’Europa”, ma anzi che stia retrocedendo a un’unione più timida. Cresce il timore che l’Ue possa diventare un’istituzione vuota, volta solamente ad appoggiare le sovranità dei diversi paesi. Cresce la paura, che va risolta con la fiducia e non con la forza.


 In conclusione va messo in evidenza che la situazione attuale dell’UE non è soltanto dovuta alla responsabilità della Germania. La diffusione di forze nazionaliste e centrifughe, tra cui la crescita del populismo, si sono diffuse all’interno di tutti i ventotto, non solamente in suolo tedesco. In Germania il consenso europeo è rimasto al vertice, costringendo all’angolo l’unico partito anti-euro, Alternative für Deutschland, che però ottiene un discreto 7%, nonostante la sua recente nascita. Proprio perché è il paese più grande e più sviluppato economicamente, la Germania è la chiave per invertire la tendenza euroscettica. L’Ue non viene trascinata nell’oblio dalla crisi bancaria in Cipro, ma crollerebbe se a cadere fosse invece il suo cuore geografico e politico.

Sarah Bianconcini

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