Giovani Europeisti

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giovedì 29 maggio 2014

9 Anni fa la Costituzione Europea veniva respinta dalla Francia.


"La nostra Costituzione si chiama democrazia perchè il potere non è nelle mani di una minoranza, ma della cerchia più ampia dei cittadini" - (Tucidide)
  È con il passo di Tucidide che si sarebbe aperto il Preambolo della Costituzione Europa. In esso erano enunciate le fondamenta dell’Europa, forte delle proprie diversità e delle proprie eredità culturali. Veniva riconosciuta l’importanza del ruolo della persona umana, dei diritti inviolabili e del rispetto giuridico.Il primo articolo avrebbe conferito all’Unione Europea l’incarico di portare avanti gli obiettivi comuni degli stati membri, attraverso una collaborazione dei paesi e dei popoli.

  Il desiderio di istituire una Carta europea sorgeva da mutamenti istituzionali e sociali, che hanno rinnovato l’identità europea dei suoi stessi cittadini. A incrementare la necessità di un documento giuridico unico, fu anche l’apertura del vecchio continente a nuovi paesi. I sei Stati usciti dalla seconda guerra mondiale, desiderosi di cooperare per evitare ulteriori scontri, avevano infatti condiviso la loro Unione con altri 19 paesi. Lo scopo principale della Costituzione europea ero quello di dare all’Unione Europea un assetto politico chiaro e comune riguardo le istituzioni, le competenze e la politica estera. Inoltre, la Costituzione poteva significare una valida sostituzione e semplificazione dei trattati precedenti, base giuridica dell’Unione europea.


  Il Trattato che introdusse una Costituzione per l’Europa fu un progetto di revisione dei trattati fondativi, redatto nel 2003 dalla Convenzione europea e definitivamente abbandonato nel 2009, in seguito al “No” dei referendum per la ratifica, in Francia e nei Paesi Bassi. Questo Trattato fu approvato all’unanimità il 18 giugno 2004 dai capi di Stato o di governo dei venticinque Stati membri e degli allora tre paesi candidati, e firmato il 29 ottobre 2004. A differenza di quanto faccia trasparire il nome, questo documento non poteva essere paragonato alla nostra Legge Fondamentale, che individua la sovranità, i diritti e i doveri, bensì un Testo Unico in cui venivano organizzati e riformulati principi giuridici già esistenti.


  Perché i Trattati entrino in vigore non basta la firma, ma devono essere ratificati dai vari parlamenti. Nei referendum svoltisi in Francia e nei Paesi Bassi, rispettivamente il 29 maggio e il 1° giugno 2005, la maggioranza degli elettori ha espresso il proprio dissenso respingendo il testo. In Francia sono stati condotti dei sondaggi subito successivi al voto per giudicare le motivazioni dell’esito. I risultati dimostrano che il motivo alla base del “no” non era di tipo comunitario ma nazionale. Circa il 20% dei votanti a sfavore ha espresso una forte critica alla classe dirigente, diretta dall’allora presidente Jacques Chirac, travolto da insuccessi che lo porteranno da lì a due anni a lasciare la scena politica. Nei Paesi Bassi la principale causa dell’insuccesso fu la scarsa informazione, che ha determinato uno scetticismo nel 32% dei contrari. Il tema della sovranazionalità fu un’altra arma nelle mani degli oppositori, che temevano di perdere il controllo nazionale in favore di un’Europa troppo potente.

  La Dichiarazione n. 30 sulla ratifica del Trattato di Costituzione per l'Europa prevedeva che in caso di mancata ratifica di uno Stato membro entro il 1° novembre 2006, si sarebbe dovuto ricercare una soluzione politica. Il Consiglio europeo del 16 e 17 giugno 2005 ritenne però che questa scadenza non sarebbe stata più perseguibile, poiché i Paesi contrari non avrebbero potuto fornire una risposta tempestiva.


  L’Europa moderna che abbiamo raggiunto non è solo struttura politica osteggiata dalle forze nazionaliste e sorretta invece da coloro che hanno coltivato il sogno di un’unità forte e autonima. L’Europa di oggi e di ieri  è una necessità, come lo sarà quella di domani. Abbiamo bisogno di una Costituzione per difendere il welfare che abbiamo conquistato, per fronteggiare l’invadenza dei mercati e della finanza. I paesi, spezzati, sarebbero divorati dai nuovi colossi, quelli che ancora per poco saranno definiti “in via di sviluppo”.


(Sarah Bianconcini  e Gabriele Bortolotti)


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