La Crisi della Sedia Vuota
Un periodo di grande sviluppo economico stava
per iniziare negli anni 60’, che rappresentò la prima boccata d’aria dopo
quindici lunghi anni di crisi post-bellica. Il sistema bipolare era già
consolidato e l’Europa si ritrovava nel mezzo di un fuoco diplomatico
incrociato da parte delle due superpotenze,
Stati Uniti e URSS.
L’Europa a sei, recentemente rinvigorita dal Trattato di Roma, non aveva
ancora del tutto smaltito la sua concezione eurocentrica che l’aveva condotta
alle due grandi guerre che l’avevano devastata. Il generale De Gaulle, eletto
presidente francese nel dicembre 1958, auspicava il ritorno europeo nella
politica globale, incarnando la “terza forza” dello scontro bipolare.
La
Gran Bretagna si ritrovò esclusa dalla Comunità Economica Europea (CEE), prima
per volontà propria, poi per quella di De Gaulle, che pose due volte il veto
alla sua adesione (gennaio 1963 – maggio 1967). In alternativa al mercato
europeo, Harold Macmillan organizzò l’EFTA (European
Free Trade Association), che ricopriva i paesi europei esclusi dai sei.
La
Francia, la Germania, l’Italia e i paesi del Benelux (Belgium-Nederland-Luxembourg) erano i membri di un’Europa
ancora frammentata, determinata però, a ritornare grande potenza. Nel 1961
venne istituita una Commissione ad hoc, presieduta da Christian Fouchet,
incaricata di trovare un piano d’Unione, costituendo una Politica Agricola
Comune. Esito di questo progetto fu il Piano
Fouchet, che oltre a definire la PAC, ridimensionava gli aspetti
istituzionali dell’Europa. Il piano
Fouchet fu però revisionato e sostituito l’anno successivo dal Piano Fouchet II, che regrediva
all’organizzazione precedente e diventava un banale piano di consultazione. De
Gaulle non aveva intenzione di perdere alcun controllo sulla Francia.
In seguito alla caduta del progetto, i paesi delusi insistettero per
recuperare il piano agricolo comune nel Consiglio dei ministri della CEE, che si tenne a Bruxelles
il 15 dicembre 1964. Questo delegò la Commissione presieduta da Walter
Hallstein di trovare entro l’aprile 1965 una soluzione. Il 15 marzo 1965, la
Commissione presentò il documento al Parlamento e all’opinione pubblica, senza
farlo controllare prima dal Consiglio composto dai Capi di Stato. Il documento
istituiva la FEOGA (Fondo Europeo di
Orientamento e di Garanzia Agricola) che s’impegnava ad assorbire i
prodotti che non erano assorbiti dal mercato rispettando i limiti di
produzione, e che istituiva una “Cassa
Comune” che dotava la Commissione di risorse proprie. Il progetto fu
approvato dalla Commissione di Bruxelles, nonostante l’opposizione francese,
che la riteneva sovranazionale e inadeguata alla sua politica agricola
autonoma.
La Francia di Charles De Gaulle si ritirò, il
30 giugno 1965, con i suoi rappresentanti dalle istituzioni europee,
boicottando i lavori, con la minaccia di uscire definitivamente da tutti gli
organi europei.
Immediata
fu la reazione dei partner europei che vollero recuperare il più presto
possibile il dialogo con la Francia attraverso incontri bilaterali, ma ogni
sforzo fu superfluo. La Commissione di Hallstein cercò di rivedere il
documento, tenendo conto dei punti fermi francesi, riducendo i poteri
comunitari sull’agricoltura, ma non rinunciando a dotare la PAC di risorse
finanziarie proprie. Il nuovo documento fu mostrato ai governi nel luglio dello
stesso anno. La Francia rimase rigida sulla propria posizone e non si presentò
il 26 luglio al Consiglio di Bruxelles sospeso il mese precedente.
La
soluzione, che passò alla storia come il “Compromesso
di Lussemburgo”, fu siglato il 30 gennaio 1966, quando i sei paesi membri si
riunirono nel Granducato per raggiungere un accordo. Si stabilì che anche in
presenza di una votazione a maggioranza qualificata, ogni membro avrebbe
comunque potuto porre il veto. Questo nuovo meccanismo rese più difficili le successive
decisioni comunitarie, che necessitavano un’approvazione unanime. Questo
compromesso, nel senso più negativo del termine, determinò un passo indietro
nei confronti di un’Europa federale e sovranazionale, che manteneva il suo
spessore mondiale ridotto a “sfera d’influeza” e non a “influenzatrice”.
Il
28 Aprile 1969 Charles De Gaulle lascia la scena Politica.
Gabriele Bortolotti
Alice Bombonato all'editing
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