Giovani Europeisti

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mercoledì 28 maggio 2014

STORIA: La Crisi della Sedia Vuota

La Crisi della Sedia Vuota

Un periodo di grande sviluppo economico stava per iniziare negli anni 60’, che rappresentò la prima boccata d’aria dopo quindici lunghi anni di crisi post-bellica. Il sistema bipolare era già consolidato e l’Europa si ritrovava nel mezzo di un fuoco diplomatico incrociato da parte delle due superpotenze, Stati Uniti e URSS.
  L’Europa a sei, recentemente rinvigorita dal Trattato di Roma, non aveva ancora del tutto smaltito la sua concezione eurocentrica che l’aveva condotta alle due grandi guerre che l’avevano devastata. Il generale De Gaulle, eletto presidente francese nel dicembre 1958, auspicava il ritorno europeo nella politica globale, incarnando la “terza forza” dello scontro bipolare.
 
  La Gran Bretagna si ritrovò esclusa dalla Comunità Economica Europea (CEE), prima per volontà propria, poi per quella di De Gaulle, che pose due volte il veto alla sua adesione (gennaio 1963 – maggio 1967). In alternativa al mercato europeo, Harold Macmillan organizzò l’EFTA (European Free Trade Association), che ricopriva i paesi europei esclusi dai sei.
 
  La Francia, la Germania, l’Italia e i paesi del Benelux (Belgium-Nederland-Luxembourg) erano i membri di un’Europa ancora frammentata, determinata però, a ritornare grande potenza. Nel 1961 venne istituita una Commissione ad hoc, presieduta da Christian Fouchet, incaricata di trovare un piano d’Unione, costituendo una Politica Agricola Comune. Esito di questo progetto fu il Piano Fouchet, che oltre a definire la PAC, ridimensionava gli aspetti istituzionali dell’Europa. Il piano Fouchet fu però revisionato e sostituito l’anno successivo dal Piano Fouchet II, che regrediva all’organizzazione precedente e diventava un banale piano di consultazione. De Gaulle non aveva intenzione di perdere alcun controllo sulla Francia.
  In seguito alla caduta del progetto, i paesi delusi insistettero per recuperare il piano agricolo comune nel Consiglio dei ministri della CEE, che si tenne a Bruxelles il 15 dicembre 1964. Questo delegò la Commissione presieduta da Walter Hallstein di trovare entro l’aprile 1965 una soluzione. Il 15 marzo 1965, la Commissione presentò il documento al Parlamento e all’opinione pubblica, senza farlo controllare prima dal Consiglio composto dai Capi di Stato. Il documento istituiva la FEOGA (Fondo Europeo di Orientamento e di Garanzia Agricola) che s’impegnava ad assorbire i prodotti che non erano assorbiti dal mercato rispettando i limiti di produzione, e che istituiva una “Cassa Comune” che dotava la Commissione di risorse proprie. Il progetto fu approvato dalla Commissione di Bruxelles, nonostante l’opposizione francese, che la riteneva sovranazionale e inadeguata alla sua politica agricola autonoma.
  La Francia di Charles De Gaulle si ritirò, il 30 giugno 1965, con i suoi rappresentanti dalle istituzioni europee, boicottando i lavori, con la minaccia di uscire definitivamente da tutti gli organi europei.
Immediata fu la reazione dei partner europei che vollero recuperare il più presto possibile il dialogo con la Francia attraverso incontri bilaterali, ma ogni sforzo fu superfluo. La Commissione di Hallstein cercò di rivedere il documento, tenendo conto dei punti fermi francesi, riducendo i poteri comunitari sull’agricoltura, ma non rinunciando a dotare la PAC di risorse finanziarie proprie. Il nuovo documento fu mostrato ai governi nel luglio dello stesso anno. La Francia rimase rigida sulla propria posizone e non si presentò il 26 luglio al Consiglio di Bruxelles sospeso il mese precedente.
La soluzione, che passò alla storia come il “Compromesso di Lussemburgo”, fu siglato il 30 gennaio 1966, quando i sei paesi membri si riunirono nel Granducato per raggiungere un accordo. Si stabilì che anche in presenza di una votazione a maggioranza qualificata, ogni membro avrebbe comunque potuto porre il veto. Questo nuovo meccanismo rese più difficili le successive decisioni comunitarie, che necessitavano un’approvazione unanime. Questo compromesso, nel senso più negativo del termine, determinò un passo indietro nei confronti di un’Europa federale e sovranazionale, che manteneva il suo spessore mondiale ridotto a “sfera d’influeza” e non a “influenzatrice”.

Il 28 Aprile 1969 Charles De Gaulle lascia la scena Politica.


                                                    Gabriele Bortolotti
Alice Bombonato all'editing  

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