Giovani Europeisti

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giovedì 5 giugno 2014

Una Politica Migratoria Comune per Sconfiggere la Xenofobia





 La geografia del rinnovato Parlamento europeo non tradisce l'ascesa, rapida e preoccupante, delle compagini politiche a forte matrice euro-scettica. Si è discusso molto -e molto ancora si discuterà- sulle ragioni profonde e immediate di questo successo: se da un lato pesa l'insofferenza popolare verso un'Europa che ha le sembianze di un monolite burocratico filo-tedesco, dall'altro è difficile non notare la rischiosa carenza culturale che serpeggia nel panorama del populismo euro-scettico.
Uno dei sintomi più evidenti di questa deriva culturale è la xenofobia: l'UKIP e la Lega Nord, schieramenti che hanno ottenuto risultati sorprendenti alle recenti elezioni europee, sono portatori di forti ideologie nazionaliste e regionaliste che traggono gran parte della propria linfa vitale dalla promozione di sentimenti xenofobi e anti immigrazione.
E' molto probabile che questa escalation xenofoba riporti in primo piano il dibattito sul tema dell'immigrazione, rappresentando l'occasione decisiva per promuovere una serie di politiche comunitarie propositive. Politiche che potrebbero rappresentare un decisivo passo verso l'integrazione europea e, non di meno, la conferma fattuale dei valori costitutivi dell'Unione Europea.

  Nel corso della sua storia l'UE ha compiuto grandi passi legislativi verso la costruzione di una vera e propria cittadinanza europea che ha nel sistema di libera circolazione (l'area Schengen) il proprio apice positivo. Accanto alla cancellazione dei confini intra-europei è, però, sopravvissuto il forte valore della cittadinanza nazionale: questa duplicità normativa crea uno scontro costante tra le direttive dell'Unione Europea e le politiche migratorie dei singoli stati che, oltre al fisiologico adattamento agli orientamenti delle forze politiche al potere, hanno risentito di un forte inasprimento successivo all'11 settembre 2001.
E' tuttavia possibile trovare un elemento di fondamentale convergenza tra le politiche dei singoli paesi europei e le direttive dell'Unione: la decisa lotta all'immigrazione irregolare.
La risoluzione di una problematica così complessa e articolata non può ridursi alla lotta contro un fenomeno considerato “criminale”, ma deve tenere comunque conto di specificità quali l'asilo politico e il ricongiungimento famigliare. Non di meno è fondamentale il riconoscimento delle criticità proprie dei diversi paesi europei e un'analisi approfondita dei motivi politici, umanitari e culturali che sottendono ai flussi migratori verso l'Europa.

  La situazione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo è storicamente soggetta all'incidenza dei flussi provenienti dal Nord e dal Centro dell’Africa che, a fasi alterne, tendono a modificare la propria portata raggiungendo, in più occasioni, dimensioni critiche. In particolare le recenti turbolenze politico-militari che hanno sconvolto gran parte dei paesi a nord del Sahara hanno riportato agli onori della cronaca le difficoltà logistiche di quei paesi che, per la posizione geografica, rappresentano la porta d’ingresso utilizzata dai migranti per raggiungere l'Europa. Questi fatti hanno palesato, ancora una volta, la necessità di un sistema di cooperazione tra gli stati membri, sia nel controllo preventivo e nel soccorso marittimo, sia nella gestione congiunta del soggiorno dei migranti appena giunti nel territorio europeo.

  Non vanno sottovalutati gli aspetti culturali strettamente legati al fenomeno dell'immigrazione: esiste una secolare tradizione migratoria che coinvolge le popolazioni africane e che produce un tessuto vitale di relazioni sociali ed economiche, il quale è all'origine di una vitale integrazione culturale. L'Europa deve necessariamente tenere conto di questo aspetto virtuoso promuovendo una serie di politiche che si diramino in una duplice direzione: da un lato la promozione e l'educazione culturale e, dall'altro, un'attenta gestione dei rapporti diplomatici e di collaborazione preventiva con i paesi di origine dei flussi migratori, nell'ottica di evitare la rischiosa assimilazione dei movimenti “trans-sahariani” a quelli “trans-mediterranei.
L'altra grande criticità culturale è quella legata allo sfruttamento degli immigrati nel substrato del lavoro illegale e della criminalità. Ben lungi dall'essere un problema esclusivamente legato all’Europa meridionale, il gravissimo problema dello sfruttamento coinvolge, drammaticamente, migranti provenienti dall'Africa e dall'Asia e rappresenta l'evidente violazione dei più basilari diritti umani promossi dall'Unione Europea.

  Tirando le somme, dopo questa breve e non esaustiva analisi, lo slancio positivo in cui l'Europa si dovrebbe produrre è quello di promuovere, citando Hammar, una “politica per l'immigrazione”. Se è vera la necessità di una “politica dell'immigrazione” che disciplini formalmente l'ingresso e l'allontanamento dei migranti dal territorio europeo, è fondamentale lo sviluppo di un sistema comunitario di integrazione sociale, culturale ed economico che possa rendere virtuoso il fenomeno dell'immigrazione.
In un mondo globalizzato in cui le distanze geografiche e temporali vanno via via annullandosi è fondamentale la creazione di una politica comune sull'immigrazione che abbia la forza di arginare la xenofobia e che abbia il proprio pilastro costitutivo nella difesa dei diritti umani promossa dall'Unione Europea.

Jacopo Scita


(Alcuni degli argomenti analizzati sono tratti da: “I diritti degli stranieri" di M.C. Locchi)

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