La geografia del rinnovato Parlamento europeo non
tradisce l'ascesa, rapida e preoccupante, delle compagini politiche a forte
matrice euro-scettica. Si è discusso molto -e molto ancora si discuterà- sulle
ragioni profonde e immediate di questo successo: se da un lato pesa
l'insofferenza popolare verso un'Europa che ha le sembianze di un monolite
burocratico filo-tedesco, dall'altro è difficile non notare la rischiosa
carenza culturale che serpeggia nel panorama del populismo euro-scettico.
Uno dei sintomi più evidenti di questa deriva
culturale è la xenofobia: l'UKIP e la Lega Nord, schieramenti che hanno
ottenuto risultati sorprendenti alle recenti elezioni europee, sono portatori
di forti ideologie nazionaliste e regionaliste che traggono gran parte della
propria linfa vitale dalla promozione di sentimenti xenofobi e anti
immigrazione.
E' molto probabile che questa escalation xenofoba
riporti in primo piano il dibattito sul tema dell'immigrazione, rappresentando
l'occasione decisiva per promuovere una serie di politiche comunitarie
propositive. Politiche che potrebbero rappresentare un decisivo passo verso
l'integrazione europea e, non di meno, la conferma fattuale dei valori
costitutivi dell'Unione Europea.
Nel corso della sua storia l'UE ha compiuto grandi
passi legislativi verso la costruzione di una vera e propria cittadinanza
europea che ha nel sistema di libera circolazione (l'area Schengen) il proprio apice positivo. Accanto alla
cancellazione dei confini intra-europei è, però, sopravvissuto il forte valore
della cittadinanza nazionale: questa duplicità normativa crea uno scontro
costante tra le direttive dell'Unione Europea e le politiche migratorie dei
singoli stati che, oltre al fisiologico adattamento agli orientamenti delle
forze politiche al potere, hanno risentito di un forte inasprimento successivo
all'11 settembre 2001.
E' tuttavia possibile trovare un elemento di
fondamentale convergenza tra le politiche dei singoli paesi europei e le
direttive dell'Unione: la decisa lotta all'immigrazione irregolare.
La risoluzione di una problematica così complessa e
articolata non può ridursi alla lotta contro un fenomeno considerato
“criminale”, ma deve tenere comunque conto di specificità quali l'asilo
politico e il ricongiungimento famigliare. Non di meno è fondamentale il
riconoscimento delle criticità proprie dei diversi paesi europei e un'analisi
approfondita dei motivi politici, umanitari e culturali che sottendono ai
flussi migratori verso l'Europa.
La situazione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo
è storicamente soggetta all'incidenza dei flussi provenienti dal Nord e dal
Centro dell’Africa che, a fasi alterne, tendono a modificare la propria portata
raggiungendo, in più occasioni, dimensioni critiche. In particolare le recenti
turbolenze politico-militari che hanno sconvolto gran parte dei paesi a nord
del Sahara hanno riportato agli onori della cronaca le difficoltà logistiche di
quei paesi che, per la posizione geografica, rappresentano la porta d’ingresso
utilizzata dai migranti per raggiungere l'Europa. Questi fatti hanno palesato,
ancora una volta, la necessità di un sistema di cooperazione tra gli stati
membri, sia nel controllo preventivo e nel soccorso marittimo, sia nella
gestione congiunta del soggiorno dei migranti appena giunti nel territorio
europeo.
Non vanno sottovalutati gli aspetti culturali
strettamente legati al fenomeno dell'immigrazione: esiste una secolare
tradizione migratoria che coinvolge le popolazioni africane e che produce un
tessuto vitale di relazioni sociali ed economiche, il quale è all'origine di
una vitale integrazione culturale. L'Europa deve necessariamente tenere conto
di questo aspetto virtuoso promuovendo una serie di politiche che si diramino
in una duplice direzione: da un lato la promozione e l'educazione culturale e,
dall'altro, un'attenta gestione dei rapporti diplomatici e di collaborazione
preventiva con i paesi di origine dei flussi migratori, nell'ottica di evitare
la rischiosa assimilazione dei movimenti “trans-sahariani” a quelli “trans-mediterranei.
L'altra grande criticità culturale è quella legata
allo sfruttamento degli immigrati nel substrato del lavoro illegale e della
criminalità. Ben lungi dall'essere un problema esclusivamente legato all’Europa
meridionale, il gravissimo problema dello sfruttamento coinvolge,
drammaticamente, migranti provenienti dall'Africa e dall'Asia e rappresenta
l'evidente violazione dei più basilari diritti umani promossi dall'Unione
Europea.
Tirando le somme, dopo questa breve e non esaustiva
analisi, lo slancio positivo in cui l'Europa si dovrebbe produrre è quello di
promuovere, citando Hammar, una “politica
per l'immigrazione”. Se è vera la necessità di una “politica dell'immigrazione” che disciplini formalmente l'ingresso
e l'allontanamento dei migranti dal territorio europeo, è fondamentale lo
sviluppo di un sistema comunitario di integrazione sociale, culturale ed
economico che possa rendere virtuoso il fenomeno dell'immigrazione.
In un mondo globalizzato in cui le distanze
geografiche e temporali vanno via via annullandosi è fondamentale la creazione
di una politica comune sull'immigrazione che abbia la forza di arginare la
xenofobia e che abbia il proprio pilastro costitutivo nella difesa dei diritti
umani promossa dall'Unione Europea.
(Alcuni degli argomenti analizzati sono tratti da:
“I diritti degli stranieri" di M.C. Locchi)
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