Giovani Europeisti

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martedì 27 maggio 2014

Analisi Post-Elettorale di Jacopo Scita

Mi permetto qualche parola (di troppo) sulle elezioni. 

Il risultato del Partito Democratico è, senza mezzi termini, storico. E lo è in senso assoluto nella storia della nostra Repubblica e, forse ancora di più, in senso relativo. Nel momento in cui le idee di partito e di Europa sembrano vacillare più che mai, la vittoria di un grande partito europeista assume un decisivo valore culturale, prima ancora che politico.
La vittoria del PD nasce anche da una campagna elettorale che, nonostante qualche pessimo passaggio, è stata positiva. Se grande attenzione è stata data ai tanto bistrattati 80 euro e al buon lavoro del segretario, io preferisco sottolineare la campagna fatta dalle minoranze Partito Democratico. Vedere un partito che si presenta nelle piazze di paese, che sostiene canditati giovani e dinamici (a proposito aspetto con ansia il risultato di Elly Schlein) e che non si sottrae al dibattito culturale rappresenta il successo più grande. Si sapeva che il PD non è solo Matteo Renzi e queste elezioni lo hanno confermato: le correnti, il dibattito democratico e l’energia politica sono e devono essere la linfa vitale di un grande partito di sinistra.

Il M5S queste elezioni le ha perse senza alibi. Non sono mai stato un sostenitore del Movimento ma ne riconosco, in parte, la necessità. Se l’exploit delle ultime politiche aveva dato voce al malcontento e alla voglia di cambiamento, il risultato delle europee ha confermato che lo slancio della rabbia non è infinito. Per questo il Movimento dovrebbe evolversi. L’opposizione è il fulcro del sistema democratico ma, per poterne essere protagonisti propositivi, è necessario un salto di qualità. E forse, al netto di tanti militanti intelligenti e preparati, per fare questo salto di qualità il M5S dovrebbe abbandonare Grillo e i suoi schiamazzi. La sconfitta spesso è più utile della vittoria.

Se al 21% del M5S si somma il 6,5% della Lega Nord il computo dell'euro scetticismo assume una proporzione considerevole. È evidente che questo allarme non può più essere ignorato: l'Europa è un'istituzione imprescindibile che va necessariamente ristrutturata.

L'altro dato, per certi versi drammatico nell'ottica del pluralismo, che è emerso da queste elezioni è l'inesistenza di una valida proposta di centro-destra. Berlusconi, come un prode capitano, è affondato con il proprio partito giocandosi, malissimo, le carte dei servizi sociali e dell'accanimento giudiziario. Mancava solo il requiem: l'epopea di Berlusconi è finita.
Alfano, dal canto suo, non ha avuto lo spessore di costruire un'alternativa per gli affezionati del Cavaliere e per i moderati che fluttuano sempre più nel cielo di Renzi. La Meloni, che è si di destra ma tutt'altro che moderata, probabilmente sperava in un risultato alla Le Pen ma, fortunatamente, è rimasta sotto al 4%.

In fine un elogio a Tsipras. I sostenitori del Greco, Sel in primis, hanno avuto il coraggio di mettere i propri simboli dietro a quello dell'Altra Europa. È stata una scelta che in qualche modo ha pagato. A questa mattina non è ancora chiaro se Tsipras abbia raggiunto, in Italia, il 4% (26% nella natia Grecia) ma è importante evidenziare questa proposta dichiaratamente sinistrorsa di un'Europa nuova e diversa. Questa è l'opposizione onesta e sincera che, pur essendo ridotta nel numero, ha la forza di idee chiare e politicamente ben costruite. Una manna dal cielo per la democrazia.

Meriterebbe un riflessione approfondita il drammatico risultato francese ma mi sono già dilungato troppo. Vale comunque quanto detto per gli euroscettici italiani: l'Europa ha più che mai bisogno di aggiornarsi e modernizzarsi. Il cambiamento costruttivo è la miglior risposta ad ogni scetticismo.

Jacopo Scita

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