Prima di rispondere a
questa domanda dobbiamo chiederci cosa sia l’innovazione. Una parola abusata, per certi versi violentata, che ha
supplito l’ormai demagogico cambiamento, spesso
a livello politico ed economico. È il cambiamento stesso che è chiamato a dover
mutare, a cambiare pelle per suscitare ancora speranza dai discorsi elettorali.
È così che ha perso la sua identità e il suo connotato positivo, che però in
questo breve articolo vorrei ritrovare.
Quante volte abbiamo
sentito critiche alle politiche austere della Commissione Barroso? Quante volte
dei cervelli in fuga? Quante ancora della sempre maggior distanza da quei paesi
che fino a pochi anni fa erano chiamati in via di sviluppo? La verità è che
perdendo il contatto con alcune parole, ci siamo anche dimenticati come
applicarle. Incolpiamo le politiche macroeconomiche e le irraggiungibili
istituzioni europee, ma è proprio qui che sbagliamo. L’innovazione nasce a
livello locale, da pochi cittadini che hanno in comune un’idea e una buona dose
di coraggio.
In un mercato così
concorrenziale però, queste due caratteristiche non bastano. Sono necessarie
competenze e dinamicità, creatività e pazienza, ma quasi sempre, queste bellequalità,
sono messe in ginocchio da un fattore dominante: i fondi.
È qui che entra in
gioco Horizon 2020, il nuovo
programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione, che in
sette anni metterà sul tavolo 80miliardi di euro (2014-2020). Questo programma è in realtà operativo già da un anno, ma nonostante ciò, non se n’è
parlato molto, anche se la sua struttura semplificata è innovativa, poiché
accompagna attraverso tutte le fasi, che vanno da Principi di base osservati (cioè la ricerca necessaria a garantire un progetto ancora astratto) fino al
vero e proprio Accesso al Mercato.
Chi può ricevere
fondi?
Qualsiasi Consorzio composto da almeno tre
persone, residenti in uno dei paesi membri dell’Unione Europea, che dimostrano
di poter cofinanziare il progetto. Horizon si rivolge soprattutto ai
ricercatori e innovatori all’apice dei loro settori di ricerca, ma finanzia
anche la formazione e la mobilità di questi, con l’obiettivo di colmare il
divario che intercorre tra ricerca e il suo concreto sfruttamento.
Quali sono gli obiettivi
specifici?
Per prima cosa si punta a rafforzare e a
consolidare la leadership industriale Europea, stimolando e rafforzando
l’innovazione nelle Piccole e Medie Imprese (PMI) che rappresentano il 99,8%
delle imprese in Europa. Per far questo si serve del suo secondo obiettivo,
quello dello sviluppo tecnologico e scientifico, per raggiungere una posizione
di eccellenza mondiale. Infine, H2020 stanzia per il suo ultimo scopo quasi un
terzo del budget: le Sfide Sociali.
Cosa sono le Sfide Sociali?
Le sfide individuate da Horizon 2020 sono
sette.
- Salute, cambiamento demografico, e benessere.
- Controllo alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e bio-economia
- Energia sicura, pulita ed efficiente
- Trasporti smart ed ecologici
- Interventi sul clima, efficienza delle risorse e materie prime
- Società inclusive e innovative
- Salvaguardia della sicurezza sociale
Horizon 2020 è un vero e proprio concorso, e
come ogni concorso ha dei criteri di valutazione. La commissione che valuterà
le richieste, composta da esperti dei vari settori, ricercherà l’impatto, la qualità e l’ efficienza
dell’attuazione. La partecipazione alle prime call di dicembre è stata soddisfacente. 16.000 proposte
progettuali, di cui il tasso medio di successo si aggira in torno all’11%. Il
44% dei partecipanti sono imprese, di cui circa la metà PMI. La Spagna e
l’Italia sono i paesi che hanno presentato più richieste e i temi più frequenti
sono stati salute, alimentazione e cyber-security.
Horizon2020, che è contenuto nella strategia
decennale Europa2020, è il più grande progetto di ricerca dell’Unione Europea ed
è anche uno dei più grandi a livello mondiale. Sono stati stanziati 17 milioni
per la Leadership Industriale, per
risollevare l’industria europea, concentrandosi sulle PMI. 24,4 miliardi riguardano
l’Eccellenza Scientifica, che
comprende anche la mobilitazione e la formazione di ricercatori (Azioni Marie
Curie), 2,7 all’Istituto Europeo di
Innovazione e Tecnologia (EIT) e 1,6 all’Euratom. La fetta più cospicua, già citata sopra, è indirizzata verso
le Sfide Sociali, che ricevono quasi 30 miliardi.
Essendo un programma aperto a tutti i paesi
membri dell’Unione Europea, e quindi a più di 500 milioni di persone, potrebbe
sembrare irraggiungibile. Ma l’intenzione della Commissione Europea è di
aiutare quelle idee che provengono da piccole realtà, che spesso rimangono
embrionali per mancanza di mezzi. Per questo H2020 ha ridotto le formalità
burocratiche e ha proposto un accesso più veloce e regole semplificate.
Ci sono già alcune società che pubblicizzano
e informano riguardo a questo programma, come l’Aster in Emilia Romagna. Ci sono,
inoltre, tantissime idee e tantissimi progetti, tantissime aziende e imprese
pronte a lavorare per vedere, finalmente, i loro risultati all’orizzonte.
Gabriele Bortolotti
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