Alla riscoperta dell'UE (di Sarah Bianconcini)
In seguito ai risultati delle elezioni europee 2014, conclusesi ieri con gli exit poll italiani, si può a malincuore notare un crescente sentimento antieuropeista, rendendo evidente il fatto che molti elettori europei non si riconoscono nelle istituzioni dell’Ue, molto spesso ricondotte al misero appellativo “Bruxelles”.
La prima ragione dell’impopolarità dell’Ue è proprio l’ignoranza sul suo funzionamento e sui fulcri decisionali da cui è composta, ignorando quanto questa istituzione nel momento storico in cui ci troviamo stia facendo per gli Stati membri (le misure per la riduzione del debito pubblico e del deficit di bilancio). A causa di questo disinteresse nel conoscere a fondo i meccanismi che guidano l’Ue, ci rivolgiamo a “Bruxelles” con tono altezzoso e polemico, chiedendo “Chi ti ha dato il diritto di decidere per noi” come se fosse un istituzione antidemocratica e non eletta.
La più antica delle tre istituzioni europee è la Commissione, con sede a Bruxelles. La sua notevole importanza è dettata dalla sua natura di esecutivo e diretto promotore del processo legislativo, assegnandoli il compito fondamentale di proporre e applicare le leggi comunitarie. Questa è comporta da 28 membri, uno per stato, nominati dai governi nazionali e ricevono l’effettiva investitura solamente dopo essere stati approvati dal Parlamento europeo.
Teoricamente parlando, la Commissione europea dovrebbe essere l’istituzione generale dell’Unione unita, ma dopo essersi affermata ai tempi di Jaques Delors come effettivo e reale concorrente degli stati nazionali, ha finito per soccombere sotto la volontà dei governi europei, i quali hanno sempre posto alla sua guida persone facilmente controllabili. Va ricordato che l’Europa di Delors era il perseguimento di politiche comuni di convergenza, un mix di solidarietà e condizionalità, per creare uno sviluppo armonioso con le migliori condizioni di vita per i cittadini europei nel quadro di una crescente integrazione politica. Per Delors l’Europa poteva esistere solo a patto che le istituzioni e i governi nazionali si fossero assunti ciascuno le proprie responsabilità, rispettando le competenze assegnate. Senza ombra di dubbio è da evidenziare quanto questo progetto fosse visionario e, ancora oggi, non realizzato. Non è solido nel suo aspetto economico-sociale né in quello finanziario, a causa di una mancata attenzione nei confronti del lavoro giovanile e dello sfruttamento di grandi progetti infrastrutturali. Evidentemente quest’idea di Europa era tanto desiderata quanto temuta, in quanto avrebbe effettivamente superato il potere di ogni singolo stato, scavalcato da una politica che fosse unitaria e applicata democraticamente su ogni paese. Con lo stretto controllo dei suoi vertici, la Commissione perse progressivamente importanza, rimpiazzata gradualmente dall’assemblea degli stati nazionali, il Consiglio Europeo, che ha il compito di “definire gli orientamenti politici dell’Unione” assegnatogli dal Trattato di Maastricht.
Oggi il vero potere è nelle mani dei 28 leader nazionali: il Consiglio decide, la Commissione esegue. “Bruxelles” è diventata il mezzo attraverso il quale imporre decisioni nate dal continuo negoziato a porte chiuse tra i leader nazionali, eletti democraticamente nei 28 paesi membri ma comunque portatori di un mandato nazionale e non europeo.
Infine si ha il Parlamento, unica istituzione eletta a suffragio universale, con un mandato paneuropeo. Il Parlamento non controlla né il bilancio né l’orientamento politico dell’Unione (entrambi compito del Consiglio) e tantomeno non può avanzare nuove proposte politiche. La novità che si vorrebbe inserire attualmente è la nomina automatica del capo della maggioranza emersa dalle elezioni europee alla presidenza della Commissione. In questo modo, la Commissione potrebbe riacquistare il ruolo originario, attraverso il suffragio universale.
In conclusione ciò che sta chiedendo il Parlamento è una rappresentanza dell’UE indipendente dagli Stati nazionali che fino ad ora sono stati troppo influenti e presenti, annullando le potenzialità di questa istituzione. È precisamente questa la posta in gioco delle elezioni europee appena concluse, non è una questione di “con o senza” ma di “come” sarà l’Europa.
Nessun commento:
Posta un commento